I capitoli del 1553
La prima riforma dello Statuto dell’Opera si ha nel 1553; ad integrare le norme già esistenti, vengono emanati altri capitoli che chiariscono e modificano parzialmente i compiti e le responsabilità dei vari officiali, apportando delle novità all’organigramma.
Il ruolo più elevato e rappresentativo è quello del Camerlengo (già Camerario nel 1421); egli è responsabile della chiesa, della sagrestia e degli oggetti in esse contenuti e sorveglia i ministri di culto ed i cappellani.
In qualità di “signore dei feudi” e di amministratore della giustizia nei castelli ereditati dalla Fabbrica, egli si occupa dei rapporti con i vassalli (oltre che con i lavoranti), tenendo una pubblica udienza per tre giorni alla settimana (giorni Iuridici) ed è tenuto a compilare il c.d. Memoriale della Fabbrica, un registro dove sono annotati tutti i beni immobili con i rispettivi vocaboli, pertinenze e confini.
Sull’operato del Camerlengo vigilano i quattro Soprastanti che, dopo aver prestato giuramento alla presenza del governatore, inviato dal governo centrale di Roma, costituiscono ora un consiglio vero e proprio (numeretto o piccolo consiglio), obbligato a riunirsi una volta al mese, e controllano anche i libri contabili.
Tuttavia la vera innovazione introdotta dagli ordinamenti del 1553 è costituita dalla nuova figura del Cassiere (o computista); si tratta di un ministro del Camerlengo preposto alla gestione dell’attività finanziaria dell’Opera e addetto alla tenuta di tre diversi libri di entrata/uscita (libro giornale, quinternuccio longo e libro grosso). Al computista è commissionato anche un nuovo tipo di registro, quello dei debitori e creditori dell’Opera, che, oltre a testimoniare una particolare attenzione alla contabilità, denota anche un interesse della Fabbrica per la produzione e conservazione di nuove forme documentarie, interesse che poco tempo dopo (1583, 1589) si tradurrà nell’idea di un “archivio”.
